martedì 18 dicembre 2012

Venerdì tredici

Un giorno della settimana, come gli altri. Un giorno per il lavoro, il shopping, le vacanze, le feste e i funerali: il venerdì tredici si adatta a tutti. Facciamo un avvertimento per i gatti neri, di quel nero affascinante, coloro che soffrono di più in questi giorni mistificati. Giorni in cui li aggiungiamo lo spirito (ai giorni, che i gatti lo hanno a risparmiare).

Ma oggi è un venerdì tredici speciale. Perché qualche anno fa, in un venerdì tredici del 1954, Frida Kahlo è morta. In quella stessa giornata benedetta dal genio della forza, tra i colori forti, mio padre è nato. 

In una casa piccolina delle vie di Porto, la nonna lo ha partorito. Lo avrà avuto tra le lenzuola bianche, in una giornata calda e con i sorrisi di nuovo bambino nei volti dei cinque fratelli. Lo avrà poi creato nella forza delle sue braccia e nell'amore dei suoi gesti, nutrendolo di meraviglie cotte a fuoco lento in una pentola di ferro.

Ha compiuto tredici anni in un venerdì tredici, giorno in cui ha battuto la testa su un angolo mentre portava dei messaggi tra gli hotel di Porto (era il suo lavoro in quel tempo). Dopo di che si è dato a un sacco di altre cose. Soprattutto alle passione ed ai fascini. Ha una sostanza musicale e il viaggio scorre anche nelle sue vene.

Sentiva la necessità di aumentare l'anima con delle risate da tirare la lacrima, e sappiamo che di tanto in tanto i segnali stradali di Porto cambiavano all'improvviso e qualcuno era delirante di gioia mentre guardava le espressioni dei passanti attoniti, e lui seduto in un caffè all'alba. Altri giorni accompagnava i tifosi di Salgueiros ai giochi fuori, ma in generale quei disgraziati dovevano giocare mentre tutti i tifosi discutevano le previsioni e ridevano nella bottega accanto.

L'anima cresce pure nella lotta e nell'amore, e in tutte e due ha condotto una vita molto grande. E io sono semplicemente una studentessa un po' disattenta con tanto da imparare, e le parole sfuggono. E pure le parole sono venute in gran parte da lui, quando mi insegnava le canzoni di Zeca Afonso, che riescono ancora a dare un senso ai giorni che ne sono privi. Mi ha pure insegnato l'armonia, facendoci cantare a due voci. Ha insegnato l'importanza di alcuna follia e di affrontare il difficile con forza nel cuore, umorismo in testa e un sorriso negli occhi.

Tra molte altre cose. Va al di là della portata dei comuni mortali sperimentare i limiti dell'umanità, girare il mondo e sognalo di nuovo, togliere la camicia per chi si conosce a malapena e nutrire gli amici dell'anima con i migliori pani e vini. 

Uno prende la vita con mano ferma e non dimentica mai che ci sono sempre più righe da scrivere. Una moltitudine di parole, proprio fino all'infinito, si fa la curva e si continua. Che c'è già tanta gente che vuole scrivere in poche righe, e forse per quello il mondo non si rovesci.

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