lunedì 28 gennaio 2013

Dentro lo stomaco

vive l'angoscia. Lo avevo imparato già un sacco di tempo fa, sembrando che vivere sia scordarlo e ritrovarlo. Un mal di stomaco allucinante, ogni tanto. E non si fuma più per alleggerirlo. 

E nonostante Nietzche, mentre cercavo soltanto di leggere sul diritto alla città, viene a trovarmi per dire:

"È necessario silenziare le grande cose, o parlare di loro con grandezza, cioè, con cinismo ed innocenza... Sosterrò come proprietà e prodotto dell'uomo tutta la bellezza e tutta la nobiltà che abbiamo concesso alle cose reali o immaginarie."

Spash-spash! nella faccia bianca della tempesta. Pummm nello stomaco. Urli al cervello, "parli troppo con cinismo, ma sta zito". Magari l'innocenza. Meno male che il signore Lefebvre me lo ha tradotto come: dai, tesorino, questo vuol soltanto dire che è finito il tempo delle strutture. Non le hai mai avuto, ora preparati per perdere pure la sua idea.

Dentro lo stomaco, la mancanza di struttura che ogni tanto ferma la digestione, e lei ferma il sonno, e lui ferma la lucidità, e lei ferma la calma, e poi basta. Manca soltanto perderne l'idea.

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