negli occhi nuvolosi e freddi,
nella tempesta indomabile quanto l'anima
e nell'anima delle cose che non ce l'hanno.
Mancano le stagioni più che le stazioni,
delle strutture circolari in cui uno va avanti e indietro
come quelli sospiri che possono essere ripetuti il mattino dopo.
Ci sono troppe maschere per questi attori cattivi.
Quanti atti di un copione sottosviluppato.
È scarso il sole nella pelle abbronzata ma impallidita
così che il più che l'acqua ci faccia di specchio
poco o nulla riflette di luminosità.
Siamo diventati pallidi e opachi,
troupe anemica inghiottita in lana.
Benedetta primavera dei dolci fiori,
avvicinati e porta via il vortice di vento
che lui porterà il grido scorbutico
nato dalla rivolta inattiva.
La gente è stanca, primavera.
Le spalle nude vogliono abbracciarti.
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